venerdì 16 marzo 2012

LEGGENDE E RICORDI MUNICIPALI SU "LA MADONNA DEL CAMPO" - Note storico critiche del concittadino Avv. Vincenzo Roppo






PREGHIERA
O Vergine SS. Del Campo, pietosa nostra Madre, che profugata nel tuo simbolo dall’Oriente dei Santi Anacoreti, qui trovasti grato ricetto nelle antiche grotte del cegliese territorio, allietando le veglie di quei tuoi zelanti sacerdoti , salve o pia Vergine, che in anonimo “campo” di questo territorio Ti desti regina e Madre Misericordiosa a quest’antico popol tuo, che dal Tuo santissimo nome, più che dalle illustri memorie della sua storia, volle intitolata la specifica denominazione del suo paese, a Te sempre rivolgesi fidente la nostra supplice prece.
Deh! O Vergine, ascolta misericordiosa la sua supplice voce di chi a te rivolgesi; allieta di caste feconde gioie la nostra vita; concedi alla tua Patria di elezione pace e floridezza; levati per questa tua prediletta Terra devota a difesa e scudo in ogni ora e vicenda, sia lieta, che triste; solleva dai suoi terreni travagli economici e spirituali e dal suo abbandono questo tuo supplice antico popolo cegliese del quale Tu sola fosti e sei lo scudo e l’emblema; e splendi ognora su Ceglie qual sole e luce inestinguibile di pietà, di fede, di amore, di prosperità.
Così sia.
Ave, o Santa Maria del Campo, ora e sempre prega per noi, tuoi devoti figli Cegliesi. Così sia.

Cento giorni di indulgenza a chi devotamente reciterà la presente preghiera.
+ Marcello, arcivescovo barese  


 

Al carissimo concittadino
Sua Ecc. Mons. Don Alberto Romita
Vescovo di Campobasso

Il culto mariano può dirsi per il popolo di Ceglie peuceta connaturato all’essenza storica della sua nobilissima origine, dacché il suo sottosuolo, ricco di numerose caverne, ove apparve la prima civiltà cavernicola dell’appulo primigenio, vide all’epoca dell’iconoclastia del bizantino imperatore Leone Isaurico ripopolate quelle vecchie grotte da pii e santi anacoreti basiliani, profugati dall’Oriente in Puglia, latori delle tante Madonne bizantine che allietarono misticamente in quei sacri spechi la melanconica solitudine del loro esilio dalla patria lontana.
Ed ove non potettero porre in salvo le dipinte tavole o tele delle loro Madonne nimbate d’oro  e di porpora col Divino Infante benedicente alla greca maniera, onde stilisticamente contradistinquesi l’arte bizantina, affrescarono sul posto stesso le nude pareti delle grotte, su blocchi calcarei le dolci sembianze della Vergine col Divin Figliuolo.
Ceglie, erede del suo illustre passato, conta ben due simboli mariani dell’epoca bizantina: la Madonna del Campo, così nomata, perché scoperta su ignoto “campo” del suo piano deserto dopo la sua tragica distruzione, dalla quale si incrementò la vita dell’odierna Bari; e la Madonna di Buterrito, così detta dal distrutto casale di Buterrito, esistente nel secolo XI sul vecchio territorio cegliese.
Testimoniano perciò questi due quadri mariani l’avita religione dei nostri padri, che spezzarono gli Dei falsi e bugiardi; la fedeltà della nostra Ceglie con i Sacri Pastori baresi alla sede di Roma; l’intolleranza dei cegliesi dall’esoso giogo dei politici bizantini; e la devota fedeltà alla cattedra arcivescovile barese, e custode sin dallo anno 733 dell’Odegitria.
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La Madonna del Campo rappresentò dal Medioevo ad oggi il gonfalone dell'autonomia comunale di Ceglie del Campo; mentre la Madonna di Buterrito è la pietosa Madre dei nostri morti, perché laddove Ella apparve è l'ossario dei nostri trapassati cegliesi, dopocchè delle fosse comuni sottostanti alla Matrice Chiesa sorse a Buterrito l'attuale cimitero (a.1837)
Dal punto di vista della stilistica pittorica la icona della Madonna del Campo ha impronte tipicamente bizantine; ed è più antica nei raffronti della figura della Madonna di Buterrito, quest'ultima compromessa nella sua originalità da sovrapposizioni pittoriche di mano posteriore. 
Mentre la Madonna di Buterrito reclina dolcemente il capo verso la destra di chi La rimira, quella del Campo invece guarda verso sinistra; è diritta di figura, col capo nimbato d'oro, come al Bambino; e l'alone d'oro è graziosamente arabescato nell'orientale maniera.
L'ammanto è pur d'oro con crocette gigliate in scuro e, senza covrire il Bambino, casca con vaghe pieghe dal capo di Lei, mentre profondi e misteriosi sono gli occhi che guardano al lontano.
Il Bambino accosta la mano nella materna mano. Pensoso e triste lo sguardo delle due figure, esse sono stilizzate alla maniera bizantina, prive di vita, ma profonde di misterioso atteggiamento ieratico. 
Fra i molti comuni della vetusta Archidiocesi di Bari quello di Ceglie è uno dei pochissimi che novera tracce e documenti di nobile storia di archeologia sacra. Le molte grotte del sottosuolo un dì sedi del primogenio abitatore pugliese, e poscia nel basso medioevo, sedi dei tanti calogeri basiliani profugati dall'Oriente con le loro Madonne bizantine, sono più che eloquente testimonianza dell'antichità sacra del nostro paese. 
Tutti sanno che i simboli sacri della nostra santa religione cattolica si affermarono nei centri più rinomati dell'antichità romana, ove fuono infranti e spezzati i simboli degli Dei falsi e bugiardi. 
Onde l'antico culto mariano cegliese nobilita non solo il nostro paese, ma bensì la stessa vetusta Archidiocesi barese. 
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Grande fu il culto che i nostri padri professarono per la "Madonna del Campo", che negli Atti decurionali della Magnifica Università della Terra di Ceglie viene appellata coi nomi di "gloriosa Vergine Patrona dell'Università" (Vol. 1 Atti del Parlamento della Magnifica Università di Ceglie, 25 agosto 1743 pag.22 e 25), "Vergine Santissima del Campo, Patrona dell'Università" (ivi, 25 agosto 1744 pag.32), "Beata Vergine del Campo, nostra singolarissima protettrice e Patrona" (ivi, 13 marzo 1732 pag. 55).
Né i buoni padri coscritti cegliesi onoravano la nostra Madonna con le belle invocazioni soltanto. Gli atti deliberativi del Comune erano spesso intestati al suo venerato Nome.
Ogni 25 agosto, dal 1737, vi è la prima memoria, a suon di campana, si radunava il Parlamento della Magnifica Università di Ceglie, nella sua antica sede, sita nella vecchia piazza, ed ivi dopo la invocazione della "Beatissima Vergine del Campo" procedevasi all'elezione del "Sindaco" su una terna proposta dal popolo e dagli amministratori uscenti: seguiva poi la nomina del "Banco", composta dal "1° e 2° eletto" corrispondente alla vecchia Giunta Comunale. o all'odierna Consulta del Potestà. Di mano in mano si passava alla nomina del "medico", dell' "insagnatore", del "razionale" o ragioniere, del "mastrodatti" o segretario comunale, dei "camerlenghi" o economi tesorieri del comune, dei "baglivi" costituenti il corpo delle guardie campestri, più propriamente detto "la bagliva", e cariche minori, compresa quella del "becchino", indisconoscibile autorità d'ogni tempo! (Atti ecc. Vol I e II; 25 agosto 1744, pag.31 e pass.).
Per la festa del Campo "si concedeva a tutti i forestieri e cittadini di tener mercato due giorni prima, e due giorni dopo la festa, purchè si fossero fatti prezzi inferiori all'assisa straordinaria (ivi, 25 agosto 1737). Per detta festa "debbasi osservare il solito di far vendere mezzo rotolo di maccheroni a persona, tre giorni di franchigia per ogni forestiere che venisse a vendere o a macellare (Atti ecc. Vol. I 25 agosto 1847).
Si voleva così, come vedesi, l'abbondanza e il buon mercato dei generi annonari a beneficio dei cittadini cegliesi  per celebrare con più giubilo la festa patronale della Madonna del Campo.
Quando il Comune si trovò mal partito per lotte giudiziarie davanti la Regia Camera della Sommaria coi Comuni di Bari e Carbonara per la deliminatazione del patrio confine, e poscia nelle liti feudali col principe Filomarino, più che al valore degli avvocati Vincenzo Massilla, Emanuele Mola ed Auletta di Bari e Napoli ponevasi fiducia solo nell'aiuto della Madonna del Campo (Vol. I pag. 66 e 70).
Dal 25 agosto 1759 data "l'assegnazione del Bilancio cittadino dei venti ducati" pel donativo alla Vergine del Campo, aumentati a ducati 25 annui con deliberazione decurionale del 10 ottobre 1779 Vol. II pag.217.
Ed oggi tale onere riveniente dal secolare bilancio dell'autonomo comune di Ceglie incombe sul Bilancio di Bari, nella cui circoscrizione amministrativa è finita l'autonomia del vecchio comune cegliese.
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Fu tale il culto per la "Madonna del Campo" che la Chiesa, ricostruita nel 1779, fu a lei dedicata. 
E l'ing. D. Giuseppe Gimma di Bari, quello stesso che ideò il "piano regolatore di Bari" prima di Gioacchino Murat, volle dare la figura di croce greca al nostro Tempio, desumendone il motivo dalle "crocette scure" di stile greco, che tempestano il manto dell'originale quadro della Madonna. Ed in data 1776 fu gittata la prima pietra del nuovo Tempio, essendone appaltatori i capimastri baresi Domenico e Nicola Vito Colella, restati aggiudicatari per la irrisoria somma di 947 ducati!...
La divozione si spinse a tal segno, che spesso al fonte battesimale ed allo Stato Civile usavasi pei nati cegliesi il nome di "Cambio" o "Cambia, derivativi della soggiunta "del Campo" ove la Vergine Cegliese rinvennesi.
La "Leggenda sacra" vuole che sul finire del secolo XVII la Vergine del Campo avesse arrestato la furia della pestilenza in Ceglie,  proprio da quella viuzza denominata ancora "del Campo" ove sino a poco  tempo fa ardeva un lumicino votivo davanti una rozza immagine dipinta a muro! 
Nella tremenda giornata cegliese del 4 aprile 1799, passata come furia distruggitrice delle Puglie, raccontasi sia apparsa alle truppe del Generale francese Broussier, che coi baresi, marciò al sacco e fuoco di Ceglie e Carbonara, e d'intorni per attenuarne la ferocia dell'assalto!...
Ardeva Carbonara e Ceglie per il feroce saccheggio inflitto loro dalle truppe francesi, guidate dal Generale Broussier, alle quali truppe eransi uniti i baresi, già bloccati per ragione politica dagli insorti casalini, sostenitori del trono borbonico e dalla fede religiosa contro i i republicani apportatori nel 1799 delle prime auree di libertà. 
Caduti in quella giornata di eccidio oltre 80 carbonaresi, e circa 40 cegliesi, molti dei superstiti profugati trovarono sicuro ricetto nelle adiacenti oscure grotte della campagna, o si dileguarono fuggenti ed atterriti dallo spettro della patria arsa e distruttta verso la via di Taranto. Ed in quella luttuosa circostanza  apparve liberatrice e Madre di Pietà per i suoi cegliesi la Vergine del Campo, bella e forte in guerra a difesa della pericolante patria e dei suoi Figli, Lei pur Madre di dolcezza, onde frenare la furia distruggitrice del Generale Braussier!... E quando questi con spregio della Religione entrò a cavallo nell'attuale Chiesa Parrocchiale di Ceglie, terribile davanti al nemico e minacciosa Madre per i figli apparve al tracotante Generale francese la figura maestosa della Vergine, dipinta su blocco iutiero di pietra incastrato nel pilastro, a man dirittta oggi guardando l'altrare maggiore della stessa parrocchiale Chiesa cegliese.
Allibì a quella vista il tracotante Generale francese. Di subito fatta devota riverenza alla Vergine del Campo, il Generale Broussier scese da cavallo ad ordinare alle sue truppe, briache di saccheggi e rapine, la fine del tremendo eccidio cittadino del 1779, di cui ancor dura nel popolo la dolorosa tragica visione. 
La festa cegliese dunque s'immedesima alla vita storica del Comune, nelle liete e nelle tristi vicende del nostro popolo. 
Il culto - che oggi disimpegnasi con zelo dalla pia Confraternita di S. Michele - nei secoli scorsi mantenne vivo sino alla prima parte del secolo XIX ed oltre. Infatti quando il Consiglio Comunale del 14 maggio 1863 volle denominare il nostro Comune "Ceglie Antica" per distinguerlo da "Ceglie Messapica" non lo permise il popolo, che con successiva deliberazione del 17 Maggio 1863 volle che si chiamasse "Ceglie del Campo" rinunziando così alla gloria dell'antica rinomanza, in commemorazione solo della sua Patrona Madonna del Campo, più cara del loro devotissimo animo, che le stesse inobliate imperiture glorie del suo passato storico ed archeologico.
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Quando ogni 15 agosto, dall'antico tempio cegliese, veneranda e maestosa s'affaccia la Madonna del Campo dal portale su la piazza gremitissima di popolo devoto; tempio a Lei nomato dal bel titolo di "Santa Maria del Campo" ; e la patronale figura guarda, protegge, benedice il suo popolo antico e devoto; e prorompono giulive le campane a festa ed a gloria, disperdentisi con suono per il vetusto territorio cegliese, ov'è l'ignoto "Campo" che La rivelò al culto cittadino; e crepitano rombanti nel cielo le salve tonanti di aeree batterie; e le musiche avvolgono di suadenti melodie il rito municipale e plurisecolare d'antico e fiero popolo; e tra valletti e guardie, oggi, nell'assisie municipali del Comune di Bari, che da Ceglie distrutta ebbe incremento, s'avanza per la consegna delle chiavi d'oro per supplice omaggio alla Vergine il delegato della Metropoli, ove l'antica Madre è finita amministrativamente...  è tutta la storia cittadina d'un popolo, che affiora dal suo illustre passato, vuoi dalle magnificenti glorie italiote o romane, vuoi dal mistico medioevo, o dal fuoco e sacco delle tremende giornate del 1779, ed attornia, come in una gloria, la vecchia Madonna, e sul labbro di ogni astante sale dal memore cuore cittadino la prece antica e riconoscente: Ave, o Beatissima Vergine, singolar Patrona della nostra antica Patria Cegliese...


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