PREGHIERA
O Vergine SS. Del
Campo, pietosa nostra Madre, che profugata nel tuo simbolo dall’Oriente dei
Santi Anacoreti, qui trovasti grato ricetto nelle antiche grotte del cegliese
territorio, allietando le veglie di quei tuoi zelanti sacerdoti , salve o pia
Vergine, che in anonimo “campo” di questo territorio Ti desti regina e Madre
Misericordiosa a quest’antico popol tuo, che dal Tuo santissimo nome, più che
dalle illustri memorie della sua storia, volle intitolata la specifica denominazione
del suo paese, a Te sempre rivolgesi fidente la nostra supplice prece.
Deh! O Vergine,
ascolta misericordiosa la sua supplice voce di chi a te rivolgesi; allieta di
caste feconde gioie la nostra vita; concedi alla tua Patria di elezione pace e
floridezza; levati per questa tua prediletta Terra devota a difesa e scudo in
ogni ora e vicenda, sia lieta, che triste; solleva dai suoi terreni travagli
economici e spirituali e dal suo abbandono questo tuo supplice antico popolo
cegliese del quale Tu sola fosti e sei lo scudo e l’emblema; e splendi ognora
su Ceglie qual sole e luce inestinguibile di pietà, di fede, di amore, di
prosperità.
Così sia.
Ave, o Santa
Maria del Campo, ora e sempre prega per noi, tuoi devoti figli Cegliesi. Così
sia.
Cento giorni
di indulgenza a chi devotamente reciterà la presente preghiera.
+ Marcello,
arcivescovo barese
Al
carissimo concittadino
Sua Ecc.
Mons. Don Alberto Romita
Vescovo
di Campobasso
Il culto mariano può dirsi per il popolo di
Ceglie peuceta connaturato all’essenza storica della sua nobilissima origine,
dacché il suo sottosuolo, ricco di numerose caverne, ove apparve la prima
civiltà cavernicola dell’appulo primigenio, vide all’epoca dell’iconoclastia
del bizantino imperatore Leone Isaurico ripopolate quelle vecchie grotte da pii
e santi anacoreti basiliani, profugati dall’Oriente in Puglia, latori delle
tante Madonne bizantine che allietarono misticamente in quei sacri spechi la
melanconica solitudine del loro esilio dalla patria lontana.
Ed ove non potettero porre in salvo le dipinte
tavole o tele delle loro Madonne nimbate d’oro e di porpora col Divino
Infante benedicente alla greca maniera, onde stilisticamente contradistinquesi
l’arte bizantina, affrescarono sul posto stesso le nude pareti delle grotte, su
blocchi calcarei le dolci sembianze della Vergine col Divin Figliuolo.
Ceglie, erede del suo illustre passato, conta
ben due simboli mariani dell’epoca bizantina: la Madonna del Campo, così
nomata, perché scoperta su ignoto “campo” del suo piano deserto dopo la sua
tragica distruzione, dalla quale si incrementò la vita dell’odierna Bari; e la
Madonna di Buterrito, così detta dal distrutto casale di Buterrito,
esistente nel secolo XI sul vecchio territorio cegliese.
Testimoniano perciò questi due quadri mariani
l’avita religione dei nostri padri, che spezzarono gli Dei falsi e bugiardi; la
fedeltà della nostra Ceglie con i Sacri Pastori baresi alla sede di Roma;
l’intolleranza dei cegliesi dall’esoso giogo dei politici bizantini; e la
devota fedeltà alla cattedra arcivescovile barese, e custode sin dallo anno 733
dell’Odegitria.
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La Madonna
del Campo rappresentò dal Medioevo ad oggi il gonfalone dell'autonomia comunale
di Ceglie del Campo; mentre la Madonna di Buterrito è la pietosa Madre dei
nostri morti, perché laddove Ella apparve è l'ossario dei nostri trapassati
cegliesi, dopocchè delle fosse comuni sottostanti alla Matrice Chiesa sorse a
Buterrito l'attuale cimitero (a.1837)
Dal punto di
vista della stilistica pittorica la icona della Madonna del Campo ha impronte
tipicamente bizantine; ed è più antica nei raffronti della figura della Madonna
di Buterrito, quest'ultima compromessa nella sua originalità da sovrapposizioni
pittoriche di mano posteriore.
Mentre la
Madonna di Buterrito reclina dolcemente il capo verso la destra di chi La
rimira, quella del Campo invece guarda verso sinistra; è diritta di figura, col
capo nimbato d'oro, come al Bambino; e l'alone d'oro è graziosamente arabescato
nell'orientale maniera.
L'ammanto è
pur d'oro con crocette gigliate in scuro e, senza covrire il Bambino, casca con
vaghe pieghe dal capo di Lei, mentre profondi e misteriosi sono gli occhi che
guardano al lontano.
Il Bambino
accosta la mano nella materna mano. Pensoso e triste lo sguardo delle due
figure, esse sono stilizzate alla maniera bizantina, prive di vita, ma profonde
di misterioso atteggiamento ieratico.
Fra i molti
comuni della vetusta Archidiocesi di Bari quello di Ceglie è uno dei pochissimi
che novera tracce e documenti di nobile storia di archeologia sacra. Le molte
grotte del sottosuolo un dì sedi del primogenio abitatore pugliese, e poscia
nel basso medioevo, sedi dei tanti calogeri basiliani profugati dall'Oriente
con le loro Madonne bizantine, sono più che eloquente testimonianza
dell'antichità sacra del nostro paese.
Tutti sanno
che i simboli sacri della nostra santa religione cattolica si affermarono nei
centri più rinomati dell'antichità romana, ove fuono infranti e spezzati i
simboli degli Dei falsi e bugiardi.
Onde
l'antico culto mariano cegliese nobilita non solo il nostro paese, ma bensì la
stessa vetusta Archidiocesi barese.
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Grande fu il
culto che i nostri padri professarono per la "Madonna del Campo", che
negli Atti decurionali della Magnifica Università della Terra di Ceglie viene
appellata coi nomi di "gloriosa Vergine Patrona dell'Università" (Vol.
1 Atti del Parlamento della Magnifica Università di Ceglie, 25 agosto 1743
pag.22 e 25), "Vergine Santissima del Campo, Patrona dell'Università"
(ivi, 25 agosto 1744 pag.32), "Beata Vergine del Campo, nostra
singolarissima protettrice e Patrona" (ivi, 13 marzo 1732 pag. 55).
Né i buoni
padri coscritti cegliesi onoravano la nostra Madonna con le belle invocazioni
soltanto. Gli atti deliberativi del Comune erano spesso intestati al suo
venerato Nome.
Ogni 25
agosto, dal 1737, vi è la prima memoria, a suon di campana, si radunava il
Parlamento della Magnifica Università di Ceglie, nella sua antica sede, sita
nella vecchia piazza, ed ivi dopo la invocazione della "Beatissima Vergine
del Campo" procedevasi all'elezione del "Sindaco" su una terna
proposta dal popolo e dagli amministratori uscenti: seguiva poi la nomina del
"Banco", composta dal "1° e 2° eletto" corrispondente alla
vecchia Giunta Comunale. o all'odierna Consulta del Potestà. Di mano in mano si
passava alla nomina del "medico", dell' "insagnatore", del
"razionale" o ragioniere, del "mastrodatti" o segretario
comunale, dei "camerlenghi" o economi tesorieri del comune, dei
"baglivi" costituenti il corpo delle guardie campestri, più
propriamente detto "la bagliva", e cariche minori, compresa quella del
"becchino", indisconoscibile autorità d'ogni tempo! (Atti ecc. Vol I
e II; 25 agosto 1744, pag.31 e pass.).
Per la festa
del Campo "si concedeva a tutti i forestieri e cittadini di tener mercato
due giorni prima, e due giorni dopo la festa, purchè si fossero fatti prezzi
inferiori all'assisa straordinaria (ivi, 25 agosto 1737). Per detta festa
"debbasi osservare il solito di far vendere mezzo rotolo di maccheroni a
persona, tre giorni di franchigia per ogni forestiere che venisse a vendere o a
macellare (Atti ecc. Vol. I 25 agosto 1847).
Si voleva
così, come vedesi, l'abbondanza e il buon mercato dei generi annonari a
beneficio dei cittadini cegliesi per celebrare con più giubilo la festa
patronale della Madonna del Campo.
Quando il
Comune si trovò mal partito per lotte giudiziarie davanti la Regia Camera della
Sommaria coi Comuni di Bari e Carbonara per la deliminatazione del patrio
confine, e poscia nelle liti feudali col principe Filomarino, più che al valore
degli avvocati Vincenzo Massilla, Emanuele Mola ed Auletta di Bari e Napoli
ponevasi fiducia solo nell'aiuto della Madonna del Campo (Vol. I pag. 66 e 70).
Dal 25
agosto 1759 data "l'assegnazione del Bilancio cittadino dei venti
ducati" pel donativo alla Vergine del Campo, aumentati a ducati 25 annui
con deliberazione decurionale del 10 ottobre 1779 Vol. II pag.217.
Ed oggi tale
onere riveniente dal secolare bilancio dell'autonomo comune di Ceglie incombe
sul Bilancio di Bari, nella cui circoscrizione amministrativa è finita
l'autonomia del vecchio comune cegliese.
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Fu tale il
culto per la "Madonna del Campo" che la Chiesa, ricostruita nel 1779,
fu a lei dedicata.
E l'ing. D.
Giuseppe Gimma di Bari, quello stesso che ideò il "piano regolatore di
Bari" prima di Gioacchino Murat, volle dare la figura di croce greca al
nostro Tempio, desumendone il motivo dalle "crocette scure" di stile
greco, che tempestano il manto dell'originale quadro della Madonna. Ed in data
1776 fu gittata la prima pietra del nuovo Tempio, essendone appaltatori i
capimastri baresi Domenico e Nicola Vito Colella, restati aggiudicatari per la
irrisoria somma di 947 ducati!...
La divozione si spinse a tal segno, che spesso al fonte battesimale ed allo Stato Civile usavasi pei nati cegliesi il nome di "Cambio" o "Cambia, derivativi della soggiunta "del Campo" ove la Vergine Cegliese rinvennesi.
La divozione si spinse a tal segno, che spesso al fonte battesimale ed allo Stato Civile usavasi pei nati cegliesi il nome di "Cambio" o "Cambia, derivativi della soggiunta "del Campo" ove la Vergine Cegliese rinvennesi.
La
"Leggenda sacra" vuole che sul finire del secolo XVII la Vergine del
Campo avesse arrestato la furia della pestilenza in Ceglie, proprio da
quella viuzza denominata ancora "del Campo" ove sino a poco
tempo fa ardeva un lumicino votivo davanti una rozza immagine dipinta a
muro!
Nella tremenda giornata cegliese del 4 aprile 1799, passata come furia distruggitrice delle Puglie, raccontasi sia apparsa alle truppe del Generale francese Broussier, che coi baresi, marciò al sacco e fuoco di Ceglie e Carbonara, e d'intorni per attenuarne la ferocia dell'assalto!...
Ardeva Carbonara e Ceglie per il feroce saccheggio inflitto loro dalle truppe francesi, guidate dal Generale Broussier, alle quali truppe eransi uniti i baresi, già bloccati per ragione politica dagli insorti casalini, sostenitori del trono borbonico e dalla fede religiosa contro i i republicani apportatori nel 1799 delle prime auree di libertà.
Nella tremenda giornata cegliese del 4 aprile 1799, passata come furia distruggitrice delle Puglie, raccontasi sia apparsa alle truppe del Generale francese Broussier, che coi baresi, marciò al sacco e fuoco di Ceglie e Carbonara, e d'intorni per attenuarne la ferocia dell'assalto!...
Ardeva Carbonara e Ceglie per il feroce saccheggio inflitto loro dalle truppe francesi, guidate dal Generale Broussier, alle quali truppe eransi uniti i baresi, già bloccati per ragione politica dagli insorti casalini, sostenitori del trono borbonico e dalla fede religiosa contro i i republicani apportatori nel 1799 delle prime auree di libertà.
Caduti in
quella giornata di eccidio oltre 80 carbonaresi, e circa 40 cegliesi, molti dei
superstiti profugati trovarono sicuro ricetto nelle adiacenti oscure grotte
della campagna, o si dileguarono fuggenti ed atterriti dallo spettro della
patria arsa e distruttta verso la via di Taranto. Ed in quella luttuosa
circostanza apparve liberatrice e Madre di Pietà per i suoi cegliesi la
Vergine del Campo, bella e forte in guerra a difesa della pericolante patria e
dei suoi Figli, Lei pur Madre di dolcezza, onde frenare la furia distruggitrice
del Generale Braussier!... E quando questi con spregio della Religione entrò a
cavallo nell'attuale Chiesa Parrocchiale di Ceglie, terribile davanti al nemico
e minacciosa Madre per i figli apparve al tracotante Generale francese la
figura maestosa della Vergine, dipinta su blocco iutiero di pietra incastrato
nel pilastro, a man dirittta oggi guardando l'altrare maggiore della stessa
parrocchiale Chiesa cegliese.
Allibì a
quella vista il tracotante Generale francese. Di subito fatta devota riverenza
alla Vergine del Campo, il Generale Broussier scese da cavallo ad ordinare alle
sue truppe, briache di saccheggi e rapine, la fine del tremendo eccidio
cittadino del 1779, di cui ancor dura nel popolo la dolorosa tragica
visione.
La festa
cegliese dunque s'immedesima alla vita storica del Comune, nelle liete e nelle
tristi vicende del nostro popolo.
Il culto -
che oggi disimpegnasi con zelo dalla pia Confraternita di S. Michele - nei
secoli scorsi mantenne vivo sino alla prima parte del secolo XIX ed oltre.
Infatti quando il Consiglio Comunale del 14 maggio 1863 volle denominare il
nostro Comune "Ceglie Antica" per distinguerlo da "Ceglie
Messapica" non lo permise il popolo, che con successiva deliberazione del
17 Maggio 1863 volle che si chiamasse "Ceglie del Campo" rinunziando
così alla gloria dell'antica rinomanza, in commemorazione solo della sua
Patrona Madonna del Campo, più cara del loro devotissimo animo, che le stesse
inobliate imperiture glorie del suo passato storico ed archeologico.
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Quando ogni 15 agosto, dall'antico tempio
cegliese, veneranda e maestosa s'affaccia la Madonna del Campo dal portale su
la piazza gremitissima di popolo devoto; tempio a Lei nomato dal bel titolo di
"Santa Maria del Campo" ; e la patronale figura guarda, protegge,
benedice il suo popolo antico e devoto; e prorompono giulive le campane a festa
ed a gloria, disperdentisi con suono per il vetusto territorio cegliese, ov'è
l'ignoto "Campo" che La rivelò al culto cittadino; e crepitano
rombanti nel cielo le salve tonanti di aeree batterie; e le musiche avvolgono
di suadenti melodie il rito municipale e plurisecolare d'antico e fiero popolo;
e tra valletti e guardie, oggi, nell'assisie municipali del Comune di Bari, che
da Ceglie distrutta ebbe incremento, s'avanza per la consegna delle chiavi
d'oro per supplice omaggio alla Vergine il delegato della Metropoli, ove
l'antica Madre è finita amministrativamente... è tutta la storia
cittadina d'un popolo, che affiora dal suo illustre passato, vuoi dalle
magnificenti glorie italiote o romane, vuoi dal mistico medioevo, o dal fuoco e
sacco delle tremende giornate del 1779, ed attornia, come in una gloria, la
vecchia Madonna, e sul labbro di ogni astante sale dal memore cuore cittadino
la prece antica e riconoscente: Ave, o Beatissima Vergine, singolar Patrona
della nostra antica Patria Cegliese...

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