Al carissimo concittadino
Sua Ecc. Mons. Don Alberto Romita
Vescovo di Campobasso
"Il culto mariano può dirsi per il popolo di Ceglie peuceta
connaturato all’essenza storica della sua nobilissima origine, dacché il suo
sottosuolo, ricco di numerose caverne, ove apparve la prima civiltà cavernicola
dell’appulo primigenio, vide all’epoca dell’iconoclastia del bizantino
imperatore Leone Isaurico ripopolate quelle vecchie grotte da pii e santi
anacoreti basiliani, profugati dall’Oriente in Puglia, latori delle tante
Madonne bizantine che allietarono misticamente in quei sacri spechi la
melanconica solitudine del loro esilio dalla patria lontana.
Ed ove non potettero porre in salvo le dipinte tavole o tele
delle loro Madonne nimbate d’oro e di
porpora col Divino Infante benedicente alla greca maniera, onde stilisticamente
contradistinquesi l’arte bizantina, affrescarono sul posto stesso le nude
pareti delle grotte, su blocchi calcarei le dolci sembianze della Vergine col
Divin Figliuolo.
Ceglie, erede del suo illustre passato, conta ben due simboli
mariani dell’epoca bizantina: la Madonna del Campo, così nomata, perché scoperta
su ignoto “campo” del suo piano deserto dopo la sua tragica distruzione, dalla
quale si incrementò la vita dell’odierna Bari; e la Madonna di Buterrito, così
detta dal distrutto casale di Buterrito, esistente nel secolo XI sul vecchio
territorio cegliese.
Testimoniano perciò questi due quadri mariani l’avita
religione dei nostri padri, che spezzarono gli Dei falsi e bugiardi; la fedeltà
della nostra Ceglie con i Sacri Pastori baresi alla sede di Roma; l’intolleranza
dei cegliesi dall’esoso giogo dei politici bizantini; e la devota fedeltà alla
cattedra arcivescovile barese, e custode sin dallo anno 733 dell’Odegitria."
Fine I parte
Note storico critiche del concittadino Avv. Vincenzo Roppo
Ringraziamo vivamente il nostro amico Nuccino Di Monte per aver messo a disposizione il libretto da cui sono tratte le notizie riguardanti la Madonna del Campo.
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